Il Castello

« Older   Newer »
  Share  
nanàfantasy
icon1  view post Posted on 17/2/2011, 20:16




Il castello era circondato da un lago limpido e fresco, in cui vi nuotavano creature meravigliose quali pesci dai mille colori, Sirene incantevoli, cavallucci di fiume e conchiglie...

Tutti volevano ammirare quel castello immenso e spesso, nelle sere d’estate, gli abitanti dei villaggi circostanti si sedevano sulle rive di questo lago e posavano le pupille sull’imponenza nobile in lontananza.

La via che collegava la reggia al resto del mondo era segreta e nessuno sapeva quale fosse, nessuno aveva mai visto la gente che ci abitava; alcuni sospettavano persino che fosse infestato da fantasmi buoni…

A ogni Festa dell’Estate, dell’Autunno, dell’Inverno e della Primavera il castello veniva adornato e diveniva uno spettacolo.

Quando c’era un po’ di vento, si poteva odorare il dolce profumo dei fiori che probabilmente venivano coltivati nei giardini.

Sembrava essere perfetto e tutta la gente stava bene poiché non vi era tesoro più bello che quella fortezza reale. Si pensava, dunque, che chi ci abitasse era altrettanto soddisfatto… invece non era così.

La nobile famiglia era ricca e priva di problemi economici, ma non aveva alcun contatto esterno.

Il Lord e la Lady non se ne preoccupavano, dato il corpo di servizio oltre i mille individui disponibili e fedeli, sette figli maschi e due femmine… non si sentivano affatto soli!

Purtroppo però, c’era chi non si divertiva per niente, in quel piccolo paradiso. Era la figlia più giovane, Marthina.

Ella stava tutto il dì nella sua stanza, da qualche tempo, appoggiata al davanzale interno dell’enorme finestra dalle tende di seta. I suoi occhi nocciola scrutavano con curiosità tutto l’orizzonte, i capelli biondi platino, quasi bianchi erano sciolti e lunghissimi che le coprivano le spalle scoperte e la schiena dai fianchi snelli e sensuali. Le sue curve erano dolci quasi quanto il mento e le simpatiche orecchie a punta ornate di orecchini e piccoli tatuaggi.

Le sopracciglia s’incurvavano verso le tempie e le palpebre a mandorla sembravano fragili foglie tremolanti su un ramo giovane.

Vestiva sempre di abiti pregiati e che facevano risaltare in lei le sue forme e la sua giovinezza vergine.

La donzella Elfa desiderava uscire da quel mondo immaginario, da quel posto dove non succedeva null’altro che battute di caccia, passeggiate per i parchi, chiacchiere con le damigelle di corte e cene in grande con la famiglia. Era stanca di dover sempre rispettare gli schemi della nobiltà, era stressata anche dal fatto che era stata promessa ad un Elfo di un’altra Contea che mai aveva visto e mai aveva avuto intenzione di sposarlo senza provare veri sentimenti per lui. Era sognatrice e creativa, si cimentava nella pittura e nell’arpa. Le avevano sempre vietato fin da bambina di raggiungere la sponda per osservare il lago da vicino e quindi non sapeva né nuotare, né come fosse la forma di un pesce vivo…

In certi momenti voleva sparire, non tornare più per alcuni giorni ed esplorare tutto il mondo che non aveva avuto la possibilità di vedere.

La sorella più grande cercava di farla sentire a proprio agio, poiché conosceva perfettamente il carattere e l’umore di Marthina, quindi il fatto di vederla sempre triste e rassegnata rendeva pure lei poco felice di quella vita.

La sera leggevano insieme, la mattina passeggiavano a braccetto… ma poi, nel pomeriggio, Elinor, appunto la sorella maggiore, incontrava il suo rispettivo fidanzato al di là del castello e non la si vedeva più fino all’ora di cena.

Marthina diveniva dunque sola e senza vie d’uscita da quel guscio magico… i suoi sei fratelli non sembravano darle corda, eccetto uno… il più anziano. Era un Elfo forte, valoroso e coraggioso, dalle ampie spalle muscolose e occhi profondi. Vedeva in Marthina un bene prezioso e desiderava vederla sorridere. Quando s’accorse che quel meraviglioso sorriso si era spento, iniziò a preoccuparsi e tentò il dialogo con la fanciulla… che però, colta dalla timidezza e dalla paura che presto tutta la famiglia venisse a scoprire le sue debolezze, si ritraeva.

Allora il fratello prese a consultarsi con Elinor. L’Elfa non riusciva a raccontargli tutto, soprattutto riguardo il promesso sposo… però man mano che i giorni passavano, Eduard, il fratello, comprendeva sempre più la sorellina Marthina. Decise, dunque, di accontentarla e di farle vedere il mondo esterno…

In una notte stellata di piena estate, Eduard entrò silenziosamente in stanza di Marthina e Elinor… svegliandole. Marthina, stupefatta, si strofinò gli occhi e guardò il fratello con fare interrogativo e gli chiese

- Eduard… che ci fai qui?-

Il fratello le prese la mano

- Marthina… voglio esaudire il tuo desiderio. Voglio portarti fuori… nel mondo reale!-

Marthina increspò le sopracciglia

- Come nel mondo reale? Come fai a sapere…-

Guardò Elinor

- Cosa gli hai raccontato!?-

Eduard rafforzò la presa sulla giovane manina dell’Elfa

- Non rimproverarla… se non l’avesse fatto ora non avresti la possibilità di colmare un tuo sogno! Su, andiamo!-

Marthina sospirò pesantemente e accantonò i dubbi e la rabbia per quell’occasione. Scese dal letto, si mise la vestaglia e le scarpette, poi seguì il fratello e Elinor, la quale l’avvertì di fare attenzione a non causare rumori.

I tre Elfi attraversarono tutto il palazzo, scesero le scale e camminarono sui tappeti per attutire ancora di più il suono delle calzature… si nascosero alla gente di passaggio e si mascherarono nell’oscurità delle ombre per risultare spettri inosservati.

Si fermarono al grande atrio, davanti al portone.

Era in legno massiccio, ebano per la precisione. Scurissimo e allacciato all’uscio della porta con chiodi, viti e fasce dorate e durissime, indistruttibili. Sulle ante vi erano disegnati gli stemmi di famiglia e le numerose maniglie avevano forme arrotondate e perfette.

Eduard sventolò una chiave

- Ascoltatemi… quando aprirò l’anta voi fuggite fulminee… io vi raggiungerò: devo prima chiudere il portone senza farlo sbattere e senza provocare cigolii, d’accordo?-

Elinor e Marthina annuirono, entusiasmate da quell’avventura.

Tutto avvenne in un men che non si dica; Elinor e Marthina iniziarono a correre alla velocità della luce, un po’ dispiaciute di aver lasciato Eduard indietro, ma decise a portare avanti il piano nel migliore dei modi.

Quando i loro cuori non ce la fecero più e le loro gambe cedettero, le due sorelle Elfe si lasciarono stramazzare al suolo, sull’erba fresca e la brezza piacevole.

Passò un’oretta e come previsto arrivò Eduard

- Bhè, complimenti… siete molto veloci! Non vi foste fermate ci incontravamo domani sulle rive del lago!-

Marthina si fece attenta

- Siamo vicini al lago?-

Elinor sorrise

- Sì, Marthina… ci mancano poche ore di cammino… se ora ci fermiamo e ripartiamo domani, arriveremo nel pomeriggio, se invece proseguiamo ora… arriveremo entro l’alba.-

Marthina ritrovò le forze in quella frase e si rialzò, aiutando anche Elinor a mettersi in piedi, infine sbirciò il fratello

- Andiamo avanti… il mio sogno è più importante del sonno, adesso.-

Eduard, orgoglioso della sorella, le accarezzò una guancia e prese la guida del trio viaggiatore. Elinor e Marthina lo seguirono, soddisfatte.

Il cielo era blu stellato, ma verso l’orizzonte il colore diveniva roseo e le nuvole da bianche diventavano arancioni e azzurre… l’acqua era calma e la sabbiolina era bagnata dal velo tiepido e leggero del lago.

Gli uccellini del mattino iniziarono a cinguettare, l’eco della vita nel paese riecheggiava fino al castello e la brezza pura del mattino penetrava nelle narici, cristallina.

Marthina, con gli occhi rossi per la stanchezza e graffi sulla pelle, aveva le pupille tremolanti per l’emozione… vedeva le case, vedeva l’acqua, vedeva i pesci! Era incredibile per lei… Eduard, con cautela, si chinò sulla riva e immerse un braccio, facendolo riemergere con stretto in mano un bel pesce gatto.

Marthina era felicissima e tocco con l’indice la pelle dell’animale. Le fece strano, ma le piacque.

Eduard era colmo di gioia per la sua sorellina quasi quando Elinor e per rendere quel momento ancora più magico, staccò una fogliolina da un ramoscello lì accanto e lo regalò a Marthina

- Questa è un’alga speciale che cresce sulla terra, accanto al lago… tienila e non perderla mai. Questa sarà la chiave per ritornare a casa. E sarà anche il tuo più caro ricordo di questa avventura.-

Marthina si assicurò la foglia fra i capelli e promise al fratello che l’avrebbe tenuta sempre con se.

A quel punto, presero una stretta via sterrata e protetta alla vista da folti alberi, pomposi cespugli e grandi fiori.

Gli gnomi danzavano assieme alle fate in quel posto incantato, gli insetti volavano allegri alla ricerca di polline e i passi stanchi, ma determinati dei tre fratelli avanzavano sempre più alla volta del paese.

Marthina si guardava attorno, innamorata dalla nuova natura che oramai la circondava e teneva ora la mano di Elinor quasi per essere sicura che fosse tutta una realtà… …

Eduard mozzava gli steli d’erba che ostacolavano il passaggio, spostava tronchi e sassi per impedire alle sorelle di farsi del male.

Ad un certo punto, però, Marthina lo fermò

- Eduard, no. La natura segue il suo corso… non siamo noi Elfi che dobbiamo impedirglielo. Non temere, io e Elinor sappiamo cavarcela.-

Eduard inarcò un sopracciglio

- Sei sicura, Marthina? La via è tortuosa… ostile! E’ una scorciatoia per arrivare in paese, ma è stata scelta come scorciatoia proprio perché nessuno si azzarderebbe mai a percorrerla… ed io mi sto sentendo in colpa per avervi cacciate nei pericoli, sorelle.-

Elinor sospirò

- Io e Marthina non siamo due oggetti di diamante, Eduard… se cadremo ci rialzeremo, se ci faremo male ci cureremo… e se rischieremo di morire saremo felici di aver azzardato questa peripezia…-

Afferrò il mento di Eduard e lo guardò dritto negli occhi

- Hai capito? Perciò non ci trattare come ci trattasti da piccole… ormai siamo cresciute caro nostro fratello. Io sto per sposarmi con l’Elfo che amo e la nostra Marthina ha sogni e desideri di un’Elfa matura!-

Eduard era rimasto colpito dal discorso di Elinor e non fiatò più, bensì accettò la decisione delle due sorelle e si rassegnò a guidarle lungo la strada.

Come stabilito, quando incontrarono ostacoli cercarono in tutti i modi di oltrepassarli senza procurarsi danni profondi.

Era già mattino inoltrato quando il gruppo iniziò a prendere fame… si accampò per qualche minuto per riposare le membra stravolte e rifocillarsi di cibo e acqua… dopodiché, ripresero il viaggio. Mancava poco, ma via via la strada diventava sempre più inagibile e per le due donzelle Elfe il cammino si tramutava in un piccolo calvario.

Il risultato però dimostrò che… ne era valsa davvero la pena!!

Marthina non credeva ai propri occhi: casupole, persone sconosciute, animali domestici, animali selvatici, profumi diversi, abitudini differenti… tutto era un altro mondo, un qualcosa che nessuno mai aveva pensato di raccontare alla giovane Marthina.

Eduard e Elinor fecero di tutto pur di nascondere le sete degli abiti e i volti nobili con cappucci e mantelli recuperati da mercanti che, in cambio di qualche moneta d’oro, garantivano il silenzio.

Così ebbe inizio la grande esplorazione.

Incontrarono la gente, scambiarono parole con loro; fecero riferimento a locande per mangiare e bere…

Quando calò la sera, però, Eduard iniziò ad allarmarsi e guardò il castello dal lato opposto del lago

- Ora probabilmente avranno già scoperto la nostra assenza…-

Fissò Marthina

- Solo una cosa non ti ho detto alla partenza: non potremo restare per sempre… abbiamo degli obblighi verso la nostra famiglia. Tu sposerai il tuo promesso e insieme a lui avrai un trono. Forse sarà quello del nostro castello. Non puoi privare alla nostra casa e alla nostra vita quotidiana un erede al tuo fianco.-

Marthina iniziò a ragionare sul proprio futuro

- Eduard… e se io volessi te e Elinor al mio fianco? Voi due, fratelli miei, valete molto di più di un marito sconosciuto!-

Elinor sciolse le spalle, mentre Eduard sobbalzò per la sorpresa, poiché non s’aspettava una richiesta così importante da parte di Marthina.

L’Elfo era stanco, i respiri erano pesanti, non riusciva a stare in piedi eretto per il troppo sonno… e anche la testa girava all’impazzata. Però ci teneva prima a rispondere a Marthina che cercare un luogo sicuro dove poter dormire

- Marthina… il destino non si può correggere. Il tuo è stato scelto dai nostri genitori e tu non puoi sottrarti… tuttavia… si potrebbe provare questa soluzione. Però, Marthina, sul tuo promesso sposo non posso aggiungere nulla. E’ la legge del Regno, non della sola Contea, sappilo…-

Così si concluse, per quel giorno, il discorso.

Entrarono in una locanda, dove vi passarono la notte e fino a tarda mattina non si svegliarono…

Finalmente i tre fratelli si sentivano rinati; i muscoli si erano rilassati, gli occhi non bruciavano più e i lividi avevano cessato di pizzicare.

Per tre giorni gli Elfi gironzolarono per il piccolo paesello, finché il quarto giorno Eduard radunò accanto le sorelle e spiegò loro che era giunto il momento di ritornare.

Marthina era dispiaciuta

- Quando sarò regina… darò la possibilità ai sudditi di venirci a trovare e viceversa! Se per me è stato un paradiso venire qua tra la gente popolare, per qualcuno di loro di sicuro sarebbe un paradiso raggiungere il nostro castello! Che ne dici, Eduard?-

Il fratello sorrise, bonario

- Marthina… alcune cose sono impossibili nella vita… una di queste è il fare andare d’accordo nobili con poveri. Tu, io e Elinor possiamo essere amici di calzolai, fornai e cacciatori… ma i nostri fratelli no… per cui, una volta ritornati a casa, riprenderemo in mano la nostra vita quotidiana, intesi?-

Marthina chinò il capo e qualcosa le calò in un palmo… era la fogliolina d’alga terrestre.

Marthina la studiò a fondo… e rammentò le parole dette dal fratello, appena quattro giorni prima. Quella foglia sarebbe stata la chiave per ritornare a casa… ma soprattutto un ricordo.

Drizzate le spalle e raccolto coraggio, Marthina si risistemò la foglia tra i capelli e camminò verso la scorciatoia.

Elinor e Eduard la seguirono.

A metà strada, Elinor si avvicinò alla sorella

- Marthina… sei delusa?-

La giovane Elfa scosse il capo

- No… e sai perché?-

Si voltò per fissarla

- Perché probabilmente il mio destino non sarà fra la gente di quel paese, ma almeno governerò come una sovrana che ha colmato il suo sogno e porterò con me, per sempre, tutte le testimonianze di questa avventura… tutti i miei sudditi ne gioveranno e, prima o poi, ciò che spero accadrà e ci sarà la possibilità di far combaciare le due parti, divise dal lago…-



Anni più tardi, la bella Marthina sedeva, solenne, su un trono dorato nel salone dei ricevimenti in mezzo fra Elinor e Eduard… e di fronte, un’incredibile folla di popolani giunti dall’altra sponda del lago a dare omaggio ai tre sovrani che con grinta e coraggio avevano scacciato ogni pregiudizio e che avevano unificato la Contea…

Un’unica nota negativa: Marthina, rinunciò per sempre all’amore…

Probabilmente chi sogna in grande dovrà per forza avere dei ripensamenti su altri aspetti della propria vita… magari può essere sull’amicizia, amore, soldi, potere… l’importante è raggiungere l’obiettivo più grande della nostra esistenza… ma se uno di questi ripensamenti fosse indispensabile per la realizzazione del sogno? Questo purtroppo è un enigma che non è ancora stato svelato… intanto ci tiriamo su il morale pensando che ciò che ci circonda sia bello. Ed è solamente vivere positivi che ci farà avanzare, giorno per giorno, sempre più vicini al nostro desiderio.







Nagra Demaria_

Edited by Malek Gunnors - 17/2/2011, 20:17
 
Top
0 replies since 17/2/2011, 20:16   85 views
  Share